top of page

Molto tempo fa…

🪶“…Il mio nuovo amico (un uomo di conoscenza nativo americano incontrato nel remoto canyon di Four Corners nel Nuovo Messico nord orientale) mi raccontò una storia:


«Molto tempo fa il mondo era molto diverso da come lo vediamo ora», cominciò a dire, «c'erano meno persone e si viveva più vicini alla terra. La gente conosceva il linguaggio della pioggia, dei raccolti e del Grande Creatore. Sapeva perfino parlare alle stelle e i popoli del cielo. Era consapevole del fatto che la vita è sacra e proviene dal matrimonio tra Madre Terra e Padre Cielo. A quel tempo, c'era equilibrio e la gente era felice».


Sentii riaffiorare in me qualcosa di molto antico, ascoltando la tranquilla voce dell'uomo echeggiare sui muri di arenaria intorno a noi. Improvvisamente, il tono diventò triste.


«Poi accadde qualcosa», disse.


«Nessuno ne conosce il vero motivo, ma la gente cominciò a dimenticare la propria identità. In quel processo del dimenticare, tutti cominciarono a sentirsi separati - dalla terra, dal prossimo e perfino dal creatore. Si erano perduti e andavano alla deriva nella vita, privi di direzione e senza un collegamento. In quella condizione di separatezza, cominciarono a credere di dover lottare per sopravvivere e per stare al mondo, di doversi difendere da quelle stesse forze che avevano dato loro la vita e con cui avevano imparato a convivere in armonia e fiducia. Ben presto, tutta la loro energia confluì nello sforzo di proteggersi dal mondo esterno, anziché quello di fare pace col loro mondo interiore».


La mia attenzione era puntata sul racconto del saggio indiano - ma ora mi chiedevo dove volesse arrivare.


«Anche se avevano dimenticato chi erano, il dono lasciatogli dai loro avi era rimasto in loro», continuò. «Gli restava dentro, ancora vivo, un ricordo. Nei loro sogni, di notte, sapevano di avere il potere di guarire i loro corpi, di far cadere la pioggia quando ne avevano bisogno e di parlare con gli antenati. Sapevano di essere in grado, in qualche modo, di ritrovare il loro posto nell'ambiente naturale».


«Mentre cercavano di ricordare chi fossero, cominciarono a costruire all'esterno di sé le cose che si collegavano alla loro identità interiore. Col passare del tempo, fecero perfino delle macchine capaci di guarirli, realizzarono sostanze chimiche per far crescere i raccolti e tesero dei lunghi fili per comunicare a distanza. Più si allontanavano dal potere interiore, più nelle loro vite si accumulavano tutte le cose che, secondo loro, potevano dare la felicità».


« Come va a finire il tuo racconto? » chiesi al saggio.


«Alla fine la gente riuscì a recuperare il potere personale e a ritrovare la propria identità?».


Ormai il sole era scomparso dietro le pareti rocciose del canyon e finalmente potevo vedere il volto di chi mi parlava. Ritto davanti a me, dopo aver udito la domanda l'uomo dalla carnagione abbronzata fece un ampio sorriso. Rimase in silenzio per un momento, poi sussurrò:


«Nessuno lo sa, perché la storia non è ancora finita. Il popolo che ha smarrito se stesso era quello dei nostri antenati e noi siamo quelli che scriveranno la parola fine. Lei che ne pensa...?»…” 🪶


(Tratto da “La Matrix Divina” di Gregg Braden)

 
 
 

Commenti


logo teresa chiarelli

Thanks for submitting!

Danzare con l'Universo

di Teresa Chiarelli

Mail: danzareuniverso@gmail.com

Phone number: +39 392 67 65 437

P.iva 07161730481

bottom of page