"È credenza comune che sia lo spirito a scegliere in quale corpo trovare casa, designando così la nascita di un nuovo sciamano. Tale reclutamento può avvenire per via ereditaria o tramite vocazione. Quest’ultima si manifesta sotto forma di una psicopatologia definita un tempo come isteria artica.
Per i Buriati del Lago Baikal le due opzioni sono entrambe possibili: la vita da sciamano è
difatti legata non solo a un lascito da parte paterna o materna ma anche al manifestarsi della chiamata.
Nella tribù dei Mansi della Siberia centrale, tale ruolo è invece considerato esclusivamente un lascito di famiglia; il prescelto presenta fin da bambino le avvisaglie tipiche del suo futuro, come la tendenza all’isolamento e ai sogni premonitori. Anche il kam, così viene chiamato tra i popoli degli Altaj, viene riconosciuto fin dalla tenera età poiché è un bambino di salute cagionevole, meditativo, spesso delira o piange nel sonno oppure presenta dolori che non sa identificare. In alcuni casi si possono presentare segni fisici che indicano la natura sciamanica di un soggetto. Ad esempio, lo sciamano supremo dei Buriati Valentin Hagdaev è nato con un osso in più del pollice, un simbolo che conferma che sia un vero sciamano. Infatti solo una volta ogni cento anni nasce uno sciamano una tale particolarità (excellencereporter.com).
“Quando avevo venti anni, mi sono gravemente ammalato e ho cominciato a vedere con i miei occhi e a sentire con le mie orecchie ciò che altri non vedevano e non sentivano. Ho lottato nove anni con me stesso e non ho detto niente a nessuno di ciò che mi stava accadendo, perché avevo paura che la gente non mi avrebbe creduto e si sarebbe beffata di me. Alla fine, mi sono ammalato così seriamente che sono stato sul punto di morire. Ma quando ho iniziato a sciamanizzare sono stato meglio, e persino ora, quando non sciamanizzo per molto tempo, sono soggetto a ricadute.” (Luciana Vagge Saccorotti, 2017)
Oggigiorno è ormai diventato facile entrare in contatto, anche da turisti, con gli sciamani e ascoltare quanto hanno da raccontare sulla loro chiamata sciamanica; alcune testimonianze sono di seguito riportate:
Avevo cinque anni quando mi trasmisero il dono; la mia bisnonna impose, per così dire, le mani su di me. E poi, dopo tanti anni, ho capito di cosa si trattava. Ma devo dire che questo è dovere, questa è responsabilità, non è facile. Fondamentalmente quando inizi ad aiutare gli altri smetti di vivere per te stesso. Servi sempre gli altri. È una specie di sacrificio di sé.” (excellencereporter.com)
Qualunque sia la via intrapresa dagli spiriti per scegliere la propria dimora, deve essere compiuto un cammino che porti alla consacrazione del prescelto come uomo-medicina.
Entrano così a far parte di questo percorso le cosiddette malattie iniziatiche; si possono considerare una delle prime tappe e sono ritenute la rivelazione della scelta degli dèi, cessano di manifestarsi dopo la consacrazione dello sciamano e quindi l’inizio della sua attività; tuttavia, in caso questa non venga esercitata per molto tempo, sono destinate a ripresentarsi.
La malattia sciamanica (shaman sickness) si manifesta in modo diversi in ogni persona: attraverso fenomeni come isolamento,allucinazioni, sogni ma anche alcolismo o eventi “sfortunati” (excellencereporter.com; Luciana Vagge Saccorotti, 2017).
È come se il futuro sciamano prendesse anch’egli un treno che lo porta sempre più lontano dalle sue radici umane e proprio per questo prova angoscia, agonia, incoscienza, sente la morte imminente. Intraprende un viaggio di sofferenza: la sua anima viene smembrata, condotta in luoghi remoti nei quali trova e si lega agli spiriti, per infine tornare e diventare così sciamano.
Alcune leggende tramandate di generazione e generazione raccontano di come le membra dell’iniziato vengano staccate e separate da un uncino, le ossa disgiunte, i liquidi gettati via e gli occhi levati dalle orbite. Dopo lo smembramento, le ossa vengono ricucite con del fil di ferro.
Secondo quanto tramandato tra gli Jakuti, l’anima dell’iniziato viene portata dagli spiriti malvagi nel Mondo di Sotto, dove viene rinchiusa in una casa. Qui avviene l’iniziazione. Gli spiriti tagliano la testa del futuro sciamano che deve osservare come il suo corpo venga ridotto a pezzetti e consegnato agli spiriti delle malattie. È in questo modo che egli acquisisce il potere della guarigione. Il corpo infine viene riassemblato e lo sciamano può tornare a casa. L’uso di esempi così figurativi non è casuale: fa capire con facilità come il prescelto (uomo o donna che sia) debba abbandonare la vita terrena per poter accettare e comprendere il dono che gli è stato fatto.
Il cammino iniziatico del neofita non avviene però in solitudine; egli viene guidato da uno sciamano maestro che gli rivela la lingua con cui comunicare con gli spiriti. Lo istruisce, così da permettergli di dominare le
tecniche estatiche e conoscere tutti i culti mitologici e religiosi della sua comunità. Tra gli Jakuti la tradizione vuole che il maestro accompagni il novizio per un viaggio estatico lungo il versante di una montagna dove, grazie alle impervie strade che lo portano a conoscere, riconoscere e guarire la malattia, questi si reca nel Mondo di Sopra, dove l’arte sciamanica gli viene rivelata e concessa.
Tra i Buriati, invece, si parla di uno sciamano padre, il quale consacra l’adepto con un lungo rito specifico. Il novizio deve essere prima purificato grazie ad alcuni rami di betulla, precedentemente immersi in un calderone contenente timo, ginepro e abete, che vengono poi passati sulla sua schiena dallo sciamano-padre e dagli sciamani-figli. La cerimonia vera e propria prevede il taglio di alcune betulle dal luogo di sepoltura del villaggio, di cui una viene piantata nella tenda in cui si svolgerà il rituale. Sul suo tronco lo sciamano-padre praticherà nove incisioni, legandola poi con una corda adornata con nastri blu e rossi. Ogni componente della cerimonia ha un significato profondo: la betulla e la corda rappresentano l’ascensione, le nove
tacche gli stadi celesti da superare e i nastri colorati l’arcobaleno, il ponte per arrivare al cielo. L’investitura si conclude con un’ultima purificazione dove si utilizza il sangue di animali sacrificali e, infine, lo sciamano- padre, i discepoli e per ultimo l’investito salgono sulla betulla entrando in estasi grazie al suono del tamburo."
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